Dragos Olea del collettivo Apparatus 22 è arrivato nel Sulcis l’11 di novembre, la sua prima volta in Sardegna, la sua prima collaborazione con Cherimus. Ha passato con noi due settimane, guidando otto workshop in tutto, tra Villamassargia, Domusnovas, Musei e Iglesias più una presentazione a Villamassargia: due settimane intense per dare il via alla progettazione dei “I giardini possibili”.
La prima settimana è stata dedicata a conoscere i bambini e i parchi, a capire i desideri e i sogni dei più piccoli attraverso le loro parole e i loro disegni. Dragos ha anche condiviso il lavoro di Apparatus 22, concentrandosi su progetti pubblici realizzati in tutta Europa.
Durante il primo incontro con i bambini, in ogni paese, abbiamo visitato i quattro giardini. A Villamassargia ci occuperemo di un ex cimitero: dismesso da anni, ancora conserva tracce del viale che lo tagliava in due, cipressi e palme ai lati. I bambini hanno riconquistato lo spazio e hanno immaginato castelli e bandiere, campi da gioco dal profilo impazzito, case di fiori, tane dove cercare quadrifogli e raccogliere simboli della fortuna. Dragos è curiosissimo e fa tante domande ai bambini, accompagnandoli nel loro angolino preferito, dove sono già di casa.
Il giardino di Domusnovas ha al suo centro un grande albero dalle braccia aperte, un carrubo al cui interno i bambini si sono raccolti, come in un’ampolla magica. Qualcuno ha immaginato il carrubo al centro di un intricato labirinto, un luogo in cui giocare a perdersi e ritrovarsi: sull’albero al centro c’è anche una casa, raccoglie strumenti musicali. A Musei, il paese più piccolo, la classe è fatta di dieci alunni, due classi in una in realtà, una quarta e una quinta. Il paese si è velocemente spopolato, ci racconta la maestra, dopo la chiusura di Portovesme. Il giardino è una stretta lingua di verde tra due strade, difficile vederci un parco. Invece i bambini lo compongono naturalmente, estendendo i limiti di quel fazzoletto, vedendoci una scuola di danza all’aperto, un ricco frutteto di cui prendersi cura e da cui attingere frutta fresca, una pista che va su e giù dove far trottare cavalli e moto, un cespuglio dove portare i propri animali preferiti: galline, cani e gatti; e infine, un filo sospeso tra gli alberi dove attaccare i propri disegni per un festival annuale. Dragos scrive sul suo taccuino, pensa e sorride.
Lavorare a Iglesias subito dopo musei è quasi strano: sembra di arrivare da un paese remoto nel mezzo di una metropoli gigantesca. Il suo parco è il più grande dei quattro e ha come due piani: uno collinare, alto, fitto di alberi, da cui si vede un triangolino di mare tra le case, la città mineraria di Monteponi e le sue colline; rotolando ai piedi di questo su di una ripida discesa ci si trova su un prato piano su cui è bello correre liberamente. I bambini infatti corrono, su è giù, e qualcuno rotola davvero giù dalla collina e pensa che quella cosa ci debba essere assolutamente nel parco, che le discese erbose debbano essere preservate.
Nel bosco qualcuno ci vede una dimora magica, dove inventarsi incantesimi, qualcuno ci vede un planetario dove il moto delle stelle è determinato dal volo dei gufi, qualcun altro immagina nel parco dei monumenti dedicati a Ipazia e Frida Kahlo. Dragos segue i bambini, e tenta di immaginare che c’è al di là delle case, al di là delle colline, dove una bambina vorrebbe poter osservare, dall’alto di un albero.
La settimana successiva, a scuola, tutto diventa solido e sbarluccicante. I bambini hanno raccolto carta, tessuti, e materiali sgargianti per dare forma alle loro idee, farne dei modellini. Tante cose si sono trasformate dal primo incontro, i bambini hanno lavorato in gruppi unendo le idee e le forze stimolati da Dragos che ha studiato le loro idee e ha proposto tante possibili vie di sviluppo. A Villamassargia la tana è diventata una mini pinnetta, costruzione in pietra tipica della Sardegna; il campo da gioco ha un perimetro frastagliassimo che ricorda le vecchie mappe della Sardegna, qua e là sorgono porte e passaggi, elementi tutti collegati da regole del gioco ancora da scrivere. A Domusnovas vengono immaginati labirinti a forma di faccia di topo, osservatori astronomici e palcoscenici, tutto intorno al carrubo. A Musei le sbarre per la danza, gli assi di equilibrio, il circuito per i cavalli e per le moto, i fili per attaccare i disegni, diventano un’unica linea che sale e scende tra i frutteti e l’erba. A Iglesias gli animali si moltiplicano, polpi, civette, tartarughe, draghi, pandacorni e il punto di osservazione diventa un tappeto elastico arcobaleno, dotato anche di ascensore…
Al termine degli workshop c’è stato il tempo di visitare il MAN di Nuoro e, al rientro, il pozzo di Santa Cristina. Abbiamo salutato Dragos subito dopo aver visitato il mercatino delle pulci di Cagliari, una bellissima mattina di sole di fine novembre. L’avventura de “I giardini possibili” è cominciata!