TRINTANOI
Drawings for O.U.T
di Marco Colombaioni
“Drawings for O.U.T. (office for urban transformation)” 2005, ink jet print. I used to spend most of my free time sketching some simple drawings on a pc using MS Paint. The drawings of this series illustrate Isola Art Center’s everyday life, the never-ending transformation of the space, the utopic vision, the exhibitions, the events, the people, but also the constant sense of precariousness, the cold, the fight against a massive gentrification project. I showed these drawings for the exhibition “tre visioni per la stecca degli artigiani” curated by Bert Theis and Alessandro di Giampietro.
Marco Colombaioni
TRINTAOTU
Ecco la fregola!
di Zia Maria, con Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi
Il 29 novembre 2015, Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi hanno chiesto assistenza a Zia Maria per imparare a fare sa fregua sarda per il progetto Côte à côte, curato da Susana Moliner Delgado di La Companyìa e da Emiliana Sabiu di Cherimus. Artisti e amici passati da Perdaxius nel corso degli anni hanno conosciuto Zia Maria e hanno assaggiato i suoi ravioli, i suoi fatti e fritti, le sue magnifiche pardule. Zia Maria era un pezzo di Cherimus. La riprese fatte allora da Yassine, ci sono oggi ancora più preziose. Zia Maria ci mancherai infinitamente…
TRINTASETI
L’incompreso
by Santo Tolone
TRINTASES
NINIENDI SU PIPPIEDDU
di Marco Colombaioni, Cleo Fariselli, Diego Perrone, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu, Carlo Spiga
Un isuledda del natale passato. Nel 2009 la piccola chiesa romanico-pisana di San Giacomo a Perdaxius viene riaperta al pubblico dopo anni grazie ad un presepe realizzato con le scuole del paese. Cleo Fariselli realizza insieme ai bambini una stella cometa veramente mai vista prima; Marco Colombaioni e Matteo Rubbi costruiscono nelle aule i vari personaggi, umani e animali, e la volta celeste; Diego Perrone pensa invece che tutte le figure del presepe debbano avere delle orecchie di croccante commestibili.
Questo video è un reperto ritrovato nei nostri archivi, un servizio giornalistico di un telegiornale locale che documenta l’evento, rispuntato fuori magicamente. Buona visione e buone feste.
TRINTACINCU
AHAYU
di Teresa Alemán
TRINTACUATRU
A well prepared cocktail
di Ivan Buenader
TRINTATRES
Optimal Condition
di Scott Rogers
TRINTADUUS
So Long (Isola Art Center, Milano, 12 aprile 2007)
di Alek O.
TRINTUNU
Echta
di Matteo Visentin
non ha suolo al quale ancorarsi, né una posizione geografica fissa. è un isola vagabonda, che non prende spazio ma lo copre, come un ombra.
ce la si potrebbe immaginare bene come un veliero capovolto, con lo scafo verso il cielo e le vele che si srotolano dagli alberi fino quasi a toccare terra; o come un cane dal pelo lungo.
sulla sua pancia – o sulle sue vele, a seconda che si preferisca l’immagine del cane piuttosto che quella del veliero – si raccolgono gocce d’acqua provenienti dal mare che evaporando lasciano depositarsi grappoli di sale. questi riflettono la luce che s’infiltra dall’esterno sicché il tempo non si esprime nel susseguirsi di giorno e notte ma esiste come costante penombra.
se nel descriverla risulta difficile non ricorrere a metafore, è perché, sull’isola, non c’è spazio per ragionamenti astratti. ogni cosa è nuda ed esiste per quello che è, senza bisogno di essere nascosta.
l’aria che si respira è tiepida e soffice, come un abbraccio scambiato indossando un piumino invernale, e il suo odore simile a quello del cioccolato amaro. un aroma proprio di questo luogo e questo solamente, tanto intenso che sembra occupare uno spazio fisico. e in effetti si potrebbe dire che sia proprio questo a fare di echta il luogo che è: quando l’odore svanisce, s’è lasciata anche lei.
TRINTA
Su ballu ‘e s’arza
di Transhumanza
Transhumanza naschet dae su bisòngiu de ponner a pare sas biddas e is giassos de sartu de Sardìnnia cun sa chirca artìstica de is tempos nostros, boguende a pitzus un’avolotu intre traditzione e sperimentadura, autzende limbàgios e bisuras noos.
Transhumanza est su giassu prus profetosu po nde pesare una retza de relatas intre quine si nch’andat, quine arribat e quine abarrat, una còntiga po fraigare mamentos de atòbiu e de cumpartzidura de costumàntzias artìsticas diferentes.
Que a is pastores qui, mòvidos dae sas stajones qui detzident is bisòngios, traessant is logos in chirca de pabariles noos, TransHumanza est su sprigu de su bisòngiu naturale de tramudare e de ammesturare mundos diferentes.
Su progetu est pentzadu que a unu caminu a tapas fatu de eventos minores, cun ammustros e intervènnidas site-specific in tretos bòidos e qui a su sòlitu sunt allargu dae ue benit fata s’arte.
****************************************************************
Transhumanza nasce dall’esigenza di mettere in connessione le zone rurali della Sardegna e la ricerca artistica contemporanea, innescando un cortocircuito tra sperimentazione e tradizione, stimolando nuovi linguaggi e nuovi immaginari.
Transhumanza è un luogo ideale dove attivare una rete di rapporti tra chi va, chi viene e chi resta, un pretesto per creare momenti di incontro e condivisione delle diverse pratiche artistiche. Come i pastori, mossi dal ciclo delle stagioni che ne determina i bisogni, attraversano i territori alla ricerca di nuovi pascoli, Transhumanza riflette l’impulso naturale a spostarsi, migrare e creare contaminazioni tra diversi mondi. Il progetto si sviluppa in un percorso per tappe costellato di piccoli eventi, esposizioni e interventi site-specific in spazi inutilizzati e solitamente lontani dai luoghi dell’arte.
BINTINOI
Elementare – L’isola della notte
di Amigdala
Elementare, è un’isola che risorge ogni sera per accogliere chi proviene dalle isole vicine o dal continente. Ci si arriva con galeoni speciali, fortezze di legno con vele e pennoni che ricordano quelle dei pirati di certe avventure fantastiche.
Elementare è un’alleanza temporanea tra pubblico e artisti, chiamati a condividere insieme il tempo di una notte. In uno spazio attrezzato per il sonno prende forma una comunità provvisoria. Nell’Isola della notte gli attori eseguono un canto rivolto alla notte, come tempo di sospensione e sovvertimento.
L’Isuledda è ispirata alla produzione Elementare (2018) del collettivo Amigdala: http://bit.ly/2NMhKxK
Immagine di Sara Garagnani
Musica: Meike Clarelli
Testi: Gabriele Dalla Barba
Conduzione coro: Davide Fasulo
Voci: Meike Clarelli, Elisabetta Dallargine, Vincenzo Destradis, Davide Fasulo, Fulvia Gasparini, Antonio Tavoni
BINTIOTU
moho en trozos de piel de aguacate
(muffa su lembi di buccia di avocado)
di Luca Garino
BINTISETI
Backstage of an Island
di Miguel Palma
The work “Backstage of an Island” is based on the construction of a sculpture that resembles a tent but which, instead of being shaped like a pyramid or a semi-sphere, has the morphology of the island of São Miguel. Like a camping tent, it is a portable piece, easy to assemble and dismantle. This equipment consists of a wooden base, about two meters width and a cut that relates to the aerial view of the island of São Miguel. This base is lined with a waterproof and plain colored fabric that gives the illusion of the island’s morphology.
* * *
“Conta-se, aqui, que um dos medos estruturais na história do Arquipélago era o dos piratas. Outro seria o do isolamento. Ou seja, de movimentos invasivos à impossibilidade de evasão, a insularidade obrigaria a um estado de espírito de alerta e tensão constantes, algo que muito provavelmente define, no fluir de gerações, um carácter muito próprio aos habitantes destes pedaços de terra que, por sua vez, na sua condição vulcânica, já de si constituem pano de fundo suficiente para uma tensão invisível e insidiosa só ultrapassável pela rotinas da existência, das mais sublimes como o amor ou o instinto de preservação, às mais banais, como os repetidos gestos do quotidiano que maquinalmente erigem um tempo sem espessura dramática.”
Miguel von Hafe Pérez
BINTISES
Romance of Window Wipers
di Holly Fletcher & Diane Edwards
BINTICINCU
Isola Caterina
di Villa Caterina (Giulia Leone, Makika e Margherita Riva)
La quarantena, tre lumachine nel loro guscio, un corridoio, un microfono nel mezzo, un po’ di taglia e cuci et voilà!
Featuring
Giulia Leone: trumpet, guitar, eletronics from distance
Margherita Riva: pandeiro, jew’s harp
Makika: sampling, launeddas, dissoneddas, bass
BINTICUATRU
Devi cambiare la tua vita
(Du mußt dein Leben ändern)
di Andrea Rossi e Matteo Rubbi
BINTITRES
Scabèciu
di Arrogalla
Scabèciu
Insemola e friggi il pesce, poi fallo marinare in un sughetto con pomodoro, aglio e aceto.
Aggiungi a tuo gusto tutte le spezie e gli odori che vuoi.
Produced and mixed by Francesco Medda Arrogalla at Codaruina StudioDrum by Pier Gavino Sedda (Tumbarinos de Gavoi)
Electroneddas by Carlo Spiga Makika
Guitars by Maurizio Marzo
Jew harp, flute by Massimo Loriga
Oud by Amin Makni
Tama by Pape Ndiaye
Voice by Emanuele “Lele” Pittoni (Ratapignata – Scudi prus a forti)
BINTIDUUS
Rien ne va plus
di Marco Colombaioni
* * *
BINTUNU
You never know if the bees that are coming will pollinate you or kill you
di Real Madrid
BINTI
DOING NOTHING
di Isamit Morales
The following performance is an ode to pause;
a silent song to life being life.
Tracklist
Side A
Interlude “Yo no quiero esa normalidad de regreso” (I don’t want that normality back!)
Doing Nothing
Doing Nothing – After of Before Something
Side B
Recording Nothing 1
Recording Nothing 2
Recording Nothing 3
DEXANNOI
Basciò
di Isabella Bordoni
Un segno di buon auspicio, una fioritura di ex-voto. Un viatico, sia per i vivi per uscire con equilibrio dalla quarantena, sia per i morti nell’omaggio di un fiore mancato. E per gli uni e per gli altri, una carezza.
A good omen, blossoming ex-voto. Sustenance, whether for the living to pass through the quarantine in serenity, or an offering for the flowerless dead. And for the one as for the other, an embrace.
DEXIOTU
The Natal Isles
di Alix Christie
DEXASETI
изуледда
di Carlo Spiga
Carlo Spiga “Makika”, Sa Tempesta, 2017
Testo: Paolo Mossa
Video registrato nel 2015 nella Repubblica di Tuva (Russia)
Firma, firma! A ue fues?
Clori bella, inoghe resta…
Mira chi grave tempesta
sun minattende sas nues.
Inoghe solu has iscampu:
firmadi, Clori inumana…
Sa ’idda est troppu lontana,
de percias nudu est su campu.
Firma! Ohimè, ite lampu…
No intendes ite tronu?
Fermati, fermati! Dove scappi?
Bella Clori, resta qui…
guarda che brutta tempesta
stanno minacciando le nuvole.
Solo qui trovi scampo:
fermati, ninfa Clori…
Il paese è troppo lontano,
di rifugi è nudo il campo
Fermati! Ohimè, che lampo…
Non senti che tuono?
Stop, stop! Where are you running to?
Beautiful Clori, stay here
Look what a bad storm
The clouds are threatening
Only here you can escape:
Stop, unearthly Cloris
The town is too far,
The field is bare of shelters
Stop! Alas, what a flash …
Can’t you hear that thunder?
SEIXI
Altaria
di Antoni Sotzu
S’isuledda de Altaria, è abitata da oggetti domestici,
memorie, attese e prosperità.
Un tappeto tondo li accoglie:
ci sono custodi di liquidi e materia,
c’è un tempo del deserto a tre vasi,
un suono campestre ossidato,
una spianata lapidea,
la statua di una saggia testuggine,
una lama a sostegno.
Si ritrovano tutti qui, in questo altare.
In quest’isola.
CUINDIXI
Me voglio fà ‘na casa ‘mmiez’ô mare
di Justin Messina e Zeyn Joukhadar
Me voglio fa’ ‘na casa ‘mmiez’ ’o mare
di Gaetano Donizetti
Clavicembalo: Justin Messina
Voce: Zeyn Joukhadar
Brano registrato alla Fondazione Camargo
il 7 maggio 2020
Me voglio fa’ ‘na casa ‘mmiez’ ’o mare
Me voglio fa’ ‘na casa ‘mmiez’ ’o mare
Fravecata de penne de pavune
Fravecata de penne de pavune
D’oro e d’argiento li scaline fare
D’oro e d’argiento li scaline fare
E de pietre preziuse li barcune
E de pietre preziuse li barcone
Quanno nannella mia se ne va a affacciare
Quanno nannella mia se ne va a affacciare
Ognuno dice ognuno dice
Mo’ sponta lu sole
Me voglio fa’ ‘na casa ‘mmiez’ ’o mare
by Gaetano Donizetti
Harpsichord: Justin Messina
Voice: Zeyn Joukhadar
Recoded at Camargo Foundation May 7th 2020
I want to build a house in the middle of the sea
I want to build a house in the middle of the sea
Made of peacock feathers
Made of peacock feathers
(I want ) to make the steps of gold and silver
(I want ) to make the steps of gold and silver
And the balcony of precious stones
And the balcony of precious stones
When my baby shows her face at the window
When my baby shows her face at the window
Everyone says, everyone says:
Now the sun is rising!
CATORDIXI
Isolario quotidiano
di Ekin Can Göksoy
TREIXI
Self-Portrait / Devil with a Blue Dress On
di Xandra Ibarra
DOIXI
Pai’figu
di Alessandro Cau
UNDIXI
IsolaCannolo
di Emiliana Sabiu
Starring: https://www.instagram.com/isolacannolo/
in collaborazione con: Derek MF Di Fabio
È stato Cannolo che mi ha tirato fuori di casa, e mentre lui inseguiva tracce odorose, io inseguivo macchie di colore, e di ossigeno.
In questa bolla densa e spessa, abbiamo visto quante cose interessanti succedono quando si è soli.
DEXI
L’ile des masques rouges
di Amy Sow
« (…) c’est un concept que j’ai développé depuis le début du confinement pour dire que les masques ne doivent pas seulement servir au coronavirus mais également à combattre les violences faites aux femmes.
C’est pour cela j’ai créé les masques rouges que je porte moi même»
NOI
Trans heaven is a house full of flowers and no word for shame
di Zeyn Joukhadar
Il paradiso trans è una casa piena di fiori, dove la parola vergogna non esiste
di Zeyn Joukhadar
OTU
Motu-Hiti
Alice Vercesi
E così il virus è approdato persino sull’Isola di Pasqua. Un lembo di terra sperduto a chilometri di distanza da ogni costa.
La mia mamma giramondo ci è andata in vacanza l’anno scorso. Per quell’occasione le regalai un libro. In questi giorni l’ho preso in prestito.
«Raccolse nelle fessure di Motu-iti le penne dei gabbiani e le intrecciò, le incollò con la polpa del ta-ompi, vischioso e tenace, e si fece un grande copricapo leggero che metteva nelle ore più assolate del giorno e gli teneva fresca la testa come una piccolissima nuvola.» (Roberto Piumini, Motu-iti L’isola dei gabbiani)
And so the virus even landed on Easter Island. A remote strip of land miles away from any coast.
My mom went on vacation there last year. For the occasionI gave her a book. These days I borrowed it.
“He collected the feathers of the seagulls in the crevices of Motu-iti, he braided and glued them with the pulp of the ta-ompi, slimy and tenacious, and he made himself a large light headgear to put on during the sunniest hours of the day, keeping his head cool like a very small cloud”. (Roberto Piumini, Motu-iti L’isola dei gabbiani)
Immagini da Calendario 2019
SETI
Scuola di Rock
Il Tempo dell’Oscurità
Il Tempo dell’Oscurità è una band formata da cinque amici, Edoardo (voce e chitarra), Ginevra (tastiere), Matilde (chitarra), Alice (basso) e Carlotta (batteria).
I I.T.d.O. si caratterizzano per un sound molto rock che guarda anche alla melodia, con riferimenti che vanno dai Deep Purple ai Kiss, senza disdegnare sferzate rumoristiche alla Sonic Youth (benché non li conoscano). Sul palco la band da il meglio di sé con un apparato performativo fatto di linguacce, corna e artigli che si elevano al cielo.
“Scuola di Rock” è un omaggio al Rock, come potenza espressiva e collettore di amicizia. Il brano vede due guest, oltre alla formazione classica si alternano ben due batteristi, Carlo e Desirée.
Il brano è stato registrato e mixato da Makika.
Il Tempo dell’Oscurità è una band nata all’interno dei laboratori di musica dell’ Exmè di Pirri.
Il Tempo dell’Oscurità (“The time of Darkness”) is a rock band formed by five friends: Edoardo -vocals and guitar, Ginevra -keyboards, Matilde -guitar, Alice -bass- and Carlotta – drums. I.T.d.O. influences include Deep Purple to Kiss, and Sonic Youth (even if they have no idea who they are). On stage the band is at their best, using a performance apparatus made of tongues, horns and claws that rises to the sky.
“School of Rock” is a tribute to Rock, as an expressive power and a catalyst of friendships. The song featured two guest artists, in addition to the usual line-up there are two drummers, Carlo and Desirée.
The song was recorded and mixed by Makika. Il Tempo dell’Oscurità is a band born inside the music workshops of Pirri’s Exmè.
SES
Conchiglia
di Leonardo Chiappini
CINCU
CUATRU
Social distance child games
by Alexandra Collins
TRES
JAZEERE
di Ibrahim Nehme
my jazeere sits on solid grounds. there are books written by women about women, there is poetry, there are love letters, there are French lessons, there is a book I want to let go of, there are old notes and new ideas, there are independent magazines and long forgotten zines. on my jazeere, i stand on giant shoulders. here, all is well.
La mia jazeere poggia su solide basi. Ci sono libri scritti da donne sulle donne, c’è poesia, ci sono lettere d’amore, ci sono lezioni di francese, c’è un libro che voglio lasciare andare, ci sono vecchie note e nuove idee, ci sono riviste indipendenti e zines a lungo dimenticate. Nella mia jazeere, sto sulle spalle di un gigante. Qui, va tutto bene.
DUUS
Aslema Beslama
dal progetto So Close, di Mass’art (Tunis) e Cherimus (Perdaxius)
Musicisti: Aymen Makni, violino e voce; Amin Makni, oud e voce; Maurizio Marzo: chitarra; Francesco Medda “Arrogalla”, computer e dubbingSoundCloud
UNU
Where Is The Ball?
di Yassine Balbzioui